COMUNICATI

Pesca: la UE rivede la propria posizione

Obiettivo: regionalizzare la gestione considerando le peculiarità

Dal Compartimento di Gaeta sono “partite” diverse lettere indirizzate alla UE e ai Ministri alle Politiche Agricole italiani che si sono succeduti, la maggior parte a firma del dott. Erminio Di Nora, già Consigliere del Ministro per le Politiche Agricole.

Tutte avevano come obiettivo la revisione delle norme in materia di pesca professionale molto più vicina all’estinzione di molte specie ittiche.
La proposta varata dalla Commissione UE che per la prima volta introduce la regionalizzazione dell’attività di pesca in Europa: ossia il decentramento delle decisioni, per numerose misure di gestione, da Bruxelles agli Stati membri.
Una proposta che il settore attende da anni e che servirà a risolvere alcune vicende annose.

Basti pensare alle piccole spadare (reti da pesca derivanti fino a 2,5 km) che alcuni Stati Ue vorrebbero mantenere e altri modificare o sopprimere. La proposta dà ora ai singoli Paesi la libertà di scegliere. 

Le norme quindi riguardano le isole minori, il sud Italia, le coste italiane che sono differenti per morfologia da nord a sud.

Emblematico è poi il caso della taglia minima delle vongole, la cui soluzione è nelle mani della Commissione Ue. Se il decentramento fosse già in vigore avrebbe potuto probabilmente essere risolta con una raccomandazione a Bruxelles da parte degli Stati membri del bacino del Mediterraneo e invece, nell’attesa di una soluzione, questa norma restrittiva sta mettendo in ginocchio il settore in quanto, se in un carico di prodotto i controllori trovano solo qualche vongola sotto taglia viene tutto sequestrato e vengono denunciati penalmente sia il pescatore che il commerciante che vende quel prodotto. Così nessuno si vuole più assumere questo rischio.

La nuova proposta – una volta approvata – dovrebbe quindi aiutare i pescatori italiani a sciogliere nodi cruciali per la loro attività considerando che le attuali regole per la pesca nel Mediterraneo risalgono già al 2006. Secondo gli esperti, ad esempio, “si potranno rivedere in Italia le caratteristiche tecniche degli strumenti da pesca che ora presentano numerose incongruenze nelle dimensione delle maglie, negli attacchi delle reti e nella loro dimensione”.

Si potrebbe anche intervenire sulla distanza che devono rispettare le imbarcazioni da pesca dalla costa, in quanto un certo numero di barche per la loro morfologia sono attualmente penalizzate. Inoltre, potrebbero essere rivisti su base semplificata i limiti di operatività per la flotta a strascico o per le draghe idrauliche”. In concreto, in base al meccanismo proposto, gli Stati membri di un determinato bacino marittimo potranno accordarsi, su basi scientifiche e dopo consultazione delle parti interessati, su misure di pesca che rispettino le specificità locali, inviarle poi alla Commissione Ue per ottenere le deroghe richieste.

Per il commissario alla pesca Karmenu Vella il testo permette “di rendere sostenibili le attività di pesca e proteggere gli habitat marini. Grazie al suo approccio regionalizzato – dice – semplifica le norme, e consente di prendere le decisioni a livello locale, vicino alle persone cui sono destinate”.